Prima di fare "copia" e "incolla"

Quando decidi di copiare ed incollare i contenuti di questo blog, abbi almeno il buon senso di citarne la fonte.
Scrivere i contenuti di queste pagine è un lavoro molto impegnativo: c'è uno sforzo di memoria, di attenzione nello scrivere il dialetto in maniera precisa e un sacrificio di tempo. Tutto questo lo facciamo per non mandare perse tutte quelle "cusarelle" della nostra terra. Grazie per la collaborazione.

R' che ze tratta... (Argomento)

Batt' a mmure


Il batt' a mmure era un gioco a cui si dedicavano più spesso i maschietti. Per giocare bastava trovare un muretto e portare con se dei bottoni, oppure dei tappi di lamiera (chiamati cuccetielle), oppure, nel migliore dei casi, delle monete.
I ragazzini si mettevano ad uguale distanza dal muro e, uno per volta, lanciavano il loro bottone contro la parete. Il bottone doveva impattare contro il muretto prima di ricadere a terra. Quando tutti avevano effettuato il lancio si andava a vedere quale bottone era ricaduto più vicino al muro infatti il suo tiratore avrebbe guadagnato il punto che si stava giocando.
Seppure il gioco si basasse su regole semplici, i lanci dovevano essere ben calibrati e richiedevano molta esperienza!

Iò-iò


Il gioco dello iò-iò o del rocchetto è un passatempo divertente che i bambini di un tempo (ed anche quelli di oggi con giocattoli costruiti in modo più raffinato) potevano fare da soli o in compagnia.
In passato questo semplice giocattolo veniva realizzato unendo con il filo due bottoni belli grandi e, nello spazio tra i due pezzi, si legava un filo lungo qualche decina di centimetri. A quel punto il filo veniva avvolto tra i due bottoni e lo iò-iò era pronto per iniziare a fare su e giù. 

Campana


La campana era un gioco praticato sopratutto dalle bambine di un tempo. Per divertirsi avevano bisogno di uno spazio in piano su cui poter tracciare, con il gesso, con il sapone, o con pietre più friabili, le caselle numerate in cui poter saltare per mettere in atto il gioco.
Inoltre era necessaria anche una pietra, preferibilmente piatta, oppure un tappo di bottiglia da lanciare nelle caselle.
Il gioco funzionava così: un bambino alla volta lanciava la pietra (o il tappo) cercando di centrare la casella con il numero uno, evitando che la pietra uscisse fuori dal reticolo o che ne toccasse il bordo segnato con il gesso. A questo punto il concorrente doveva saltare nelle caselle singole con un piede e nelle caselle doppie con due piedi. Saltellando, però, doveva stare attento ad evitare di saltare nella casella con la pietra che aveva lanciato. Quindi il bambino procedeva saltellando fino alla fine delle caselle e si rigirava per ritornare, sempre saltellando, al punto di partenza. Lungo il tragitto di ritorno doveva anche preoccuparsi di raccogliere la pietra che aveva lanciato.
Tornato al punto di partenza, se aveva completato il percorso senza commettere errori (quindi con i saltelli giusti e senza calpestare le linee di bordo) poteva procedere al secondo lancio (verso la casella n.2), al terzo lancio (verso la casella n.3) e così via.
Il gioco veniva vinto da chi riusciva per primo a lanciare la sua pietra su tutte le caselle.